Storie di ordinaria follia rock by Padalino Massimo

Storie di ordinaria follia rock by Padalino Massimo

autore:Padalino Massimo [Padalino, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2019-02-05T23:00:00+00:00


Le gang à la Hells Angels non sono funghi che spuntano dal nulla. Ognuno dei quaranta o cinquanta bikers presenti quel giorno al concerto rappresenta un caso più o meno tipico di disadattamento adolescenziale, che consiste in un persistente e ostinato rifiuto delle regole sociali, piccole o grandi che siano, in favore di modelli di vita e comunità alternativi e spesso anche un tantinello criminosi/criminogeni.

Ma non è tutto, perché i centauri assoldati ad Altamont hanno ingurgitato dosi industriali di reportage televisivi sulla guerra in Vietnam – che includono scene di incursioni notturne in villaggi di capanne, esecuzioni sommarie per le strade, attacchi all’arma bianca di giovani yankee striscianti nella giungla e via dicendo – e pertanto si sono convinti che gli hippy siano un po’ i vietcong di un’immaginaria guerra di aggressione ai veri valori americani. Così, non appena uno di quei giganti in jeans sdruciti e giubbotto di pelle si avvicina a un figlio dei fiori, lì all’ex autodromo, partono i colpi di stecca da biliardo e i lanci di lattine. Ed ecco che il festival della pace e dell’amore si trasforma in quattro e quattr’otto nella canzone del diavolo bulgakovian-jaggeriano, che di quando in quando, nei giusti tornanti della Storia, ricompare sulla terra e dissemina lo scompiglio (complice un gruppo di moderni cavalieri dell’Apocalisse in sella alle Harley-Davidson).

“All’improvviso”, scrive il romanziere statunitense Zachary Lazar nel libro Sway, “si aprì un vuoto di fronte al palcoscenico. Diventava sempre più grande. Nessuno si avvicinava. Ormai era talmente vasto che Mick riusciva a intravedere l’erba tra le motociclette illuminate dalle luci basse del palco, e per alcuni secondi ci fu qualcosa di molto simile al silenzio”. Poi Keith afferrò il microfono e additò un drappello di bikers intenti a menar le mazze: “Lasciate perdere, gente”, intimò loro. Ma era impossibile capire cosa diavolo stesse davvero succedendo giù dal palco. “Quando ricominciarono a suonare” – scrive sempre Lazar – “Mick incrociò per un istante lo sguardo di un ragazzo vestito di verde; fu un attimo, e nulla più”.

O forse no, perché ciò che Mick & Keith stanno per apprendere è che quel ragazzo in completo verde ha diciassette anni, la pelle nera ed è morto stecchito. Dicono gli Angels: “Se l’è andata a cercare, il ragazzino; lui aveva la pistola, noi il coltello; lui è partito alla carica, noi abbiamo reagito, che altro dovevamo fare?”. Già, che altro potevano fare dei tipi vestiti da unni, che amano la moto più della mamma, che quando ti incontrano invece di un bacio ti sferrano un pugno, e che alla fin fine sono quel che sono, ossia il fiero (sotto)prodotto della moderna società di massa? Così va il mondo, amico. Oggi a te, domani a me.

Nel mentre, si fa il bilancio dell’evento: 500 000 partecipanti, 400 000 dollari di danni, 4 bambini nati sul posto, 4 morti più innumerevoli contusi. Non male davvero; la generazione dell’amore ha appena barattato il suo attimo di ordinaria follia con una stagione all’inferno. Chissà, forse il diavolo degli Stones ci ha messo davvero lo zampino.



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